Tra le due rivoluzioni
(1789-1799)

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Napoli, Palazzo reale

La Presa della Bastiglia (1789) e l'incalzare degli avvenimenti della Rivoluzione francese fanno nascere in Ferdinando IV, nella consorte Maria Carolina e in tutta la Corte la paura che il pericolo rivoluzionario si possa diffondere anche nel regno di Napoli e causa il passaggio da una politica di cauto riformismo ad una politica di forte repressione e conservatorismo.

L'incarico di primo ministro viene affidato all'inglese John Acton che gode delle grazie particolari della Regina.

Nel 1792, dopo la proclamazione della Repubblica francese, il cittadino Armando Luigi Mackau chiede, con una lettera, il riconoscimento ufficiale della neo repubblica ed il suo accreditamento presso la corte napoletana.

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Palazzo reale, Sala del trono

Maria Carolina e Acton sono categorici: nessun riconoscimento. Nasce un vero incidente diplomatico e Parigi invia parte della flotta., al comando del cittadino La Touche-Treville, per chiedere le ragioni del mancato riconoscimento.

La corte ha paura, tentenna, e alla fine cede.

La spedizione francese non ottiene solo il riconoscimento della repubblica e del suo ambasciatore, ma consente a La Touche di stabilire i primi rapporti con i patrioti napoletani.

L'ammiraglio La Touche, infatti, come primo atto, dopo aver messo piede sul suolo partenopeo, va a rendere omaggio alla vedova di Gaetano Filangieri considerato "l'intellettuale che ha tracciato i caratteri dello STATO MODERNO".

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Napoli, CastelNuovo

Il nuovo clima politico porta i più giovani patrioti napoletani alla convinzione che occorre un maggiore coinvolgimento e una iniziativa diretta a seguire l'esempio francese.

Nascono le prime società patriottiche e la "Dichiarazione dei diritti degli uomini e dei cittadini", proclamata in Francia, infiamma i cuori di alcuni napoletani e qualcuno sogna la rivoluzione.

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Palazzo reale, Lo scalone

Il 21 gennaio del 1793, a Parigi, viene ghigliottinato Luigi XVI e a Napoli ci sono i primi arresti.

Quando poi si sa della decapitazione di Maria Antonietta, la sorella Maria Carolina perde completamente il suo equilibrio emotivo: l'odio e la vendetta contro i francesi diventano il suo unico scopo.

La reazione si acuisce. Sono arrestati in 53, imputati di delitto contro la Religione, la Monarchia e lo Stato ." Si volle del sangue, e se ne ebbe" scrisse il Cuoco, ed infatti ci sono tre condanne a morte, 48 tra confinati e esiliati e 2 assoluzioni.

A Napoli ora regna la paura. Basta una spiata, anche infondata, dettata da vecchi rancori personali, per mandare un innocente in catene. E' reato leggere o possedere giornali, libri e pubblicazioni provenienti dalla Francia, così come è reato indossare indumenti che possano ispirarsi alla Repubblica Francese. Si infittiscono gli arresti, che coinvolgono la parte più colta e preparata della Nazione Napoletana ed anche una parte della nobiltà vicina alla corte.

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Palazzo reale, interno

Ferdinando, però, si accorda con l'Austria e, spronato dalla moglie Maria Carolina, concede appoggio alla flotta inglese nel porto di Siracusa.

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Palazzo reale, interno

La politica del Governo si indirizza sempre più verso l'alleanza con le grandi potenze assolutiste e contro la Francia. Tuttavia, sul fronte militare, il regno di Napoli riporta pesanti insuccessi ed è costretto all'armistizio con i francesi di Napoleone.

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Palazzo reale, interno

Quest'aiuto consente all'ammiraglio Horatio Nelson, capo della flotta inglese, di sconfiggere la flotta francese nella famosa e decisiva battaglia di Abukir (agosto 1798). Come gesto di distensione, in risposta alle proteste francesi, il secondo processo ai giacobini napoletani si conclude con molte scarcerazioni.

Il 5 ottobre 1798 viene perquisita la casa di Eleonora Pimentel De Fonseca, dove sono rinvenute copie dell'Encyclopédie di Denis Diderot. La nobildonna viene condotta in prigione.

Nel frattempo, l'Austria invia a Napoli il generale Mack al quale viene affidato il comando dell'esercito, mentre quello della flotta è nelle mani di Nelson.

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Reggia di Capodimonte, interno

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Napoli, Reggia di Capodimonte

Alla fine del 1798, Ferdinando intraprende una spedizione negli Stati pontifici per "liberare Roma" dalla Repubblica che vi è sorta, ma una decisiva ed immediata controffensiva francese costringe Mack ad ordinare la ritirata.

Ferdinando fugge vergognosamente, ritorna a Napoli e, temendo di fare la fine di suo cognato Luigi, abbandona tutto e tutti: il 21 dicembre, scortato da Nelson, scappa a Palermo con tutta la famiglia, unitamente alla cassa militare, agli ori delle chiese e dei banchi cittadini, affidando al principe Francesco Pignatelli l'incarico di rappresentarlo.

Nel disordine seguito alla fuga del re, Pignatelli firma con il comandante francese, generale Championnet, un armistizio, la cui notizia scatena in città la sommossa popolare: i "lazzari" e il popolo, fedeli al Re, diventano incontrollabili e insorgono.

Si assalgono le fortezze, ci si impadronisce delle armi, si saccheggiano e si distruggono case e granai. La folla compie atti di scelleratezza e di barbarismo. Si liberano anche tutti i detenuti, tra cui la De Fonseca.

Anche Pignatelli fugge.

 

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I Francesi hanno via libera ed entrano in città da Capodimonte. La conquista della città dura tre giorni durante i quali i Francesi subiscono diverse perdite per la accanita guerriglia e la dura resistenza opposta dal popolo napoletano al Ponte della Maddalena e a Porta Capuana prima, al Museo e per le strade di Toledo poi.

Ma il popolo napoletano non può avere ragione di un esercito ben organizzato e ben presto i Francesi hanno la meglio anche se lo stesso Championnet riconosce il valore dei napoletani trattando da eroi alcuni capi del popolo, fatti prigionieri.

Mentre molti napoletani realisti combattono strenuamente per opporsi all’entrata dei Francesi, costringendoli anche a subire azioni di sorpresa e pagando la loro fedeltà con il prezzo della vita, altri, di idee repubblicane, mandano messaggi al generale francese Championnet, invitandolo a venire quanto prima in città.

Nella notte tra il 19 e il 20 gennaio 1799, con una azione diversiva, i giacobini napoletani riescono ad impadronirsi di Castel S.Elmo, dichiarano decaduta la Monarchia, proclamano la nascita della Repubblica, ammainano la bandiera borbonica e issano quella francese accanto al tricolore rosso, giallo e turchino della nuova Repubblica.

 

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Entrata dei Francesi a Napoli

Sono incollati per la città manifesti che proclamano la nascita della Repubblica Napoletana.

Eleonora Pimentel Fonseca compone l’Inno alla Libertà e anche San Gennaro sembra intervenire a favore dello Championnet facendo il suo miracolo durante la partecipazione del Generale alle funzioni religiose.

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