Le guerre Persiane

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Le guerre Persiane, che conosciamo soprattutto attraverso fonti greche e ateniesi, sono state presentate come uno scontro tra civiltà e barbarie, libertà e schiavitù o tra Occidente e Oriente. Tra tutte le città che combatterono le guerre persiane, Atene fu quella che combatté di più e si mostrò meno egoista di tutte le altre, soprattutto di Sparta. Sua in particolare fu la vittoria di Salamina, dove schierò una flotta che rappresentava i 2/3 dell’impero greco.

Fin dal 472 a. C. Eschilo canta nei "Persiani" un inno triste e glorioso per la sua patria. Durante la generazione seguente, Erodoto dimostrò più lucidità, ma non meno entusiasmo di fronte ai successi ateniesi.

Anche l’arte si mette a servizio di questa glorificazione: Atene a Delfi commemora la battaglia di Maratona e lo stesso Partenone celebra i primi scontri tra greci e asiatici.

Il maggiore testimone delle guerre persiane fu Erodoto, che trattò gli eventi degli anni 480-479 a. C. e che interpretò la guerra tra i Greci e i Persiani come una lotta tra la libertà e la tirannia.

Gli Spartani, come disse il re Serse, erano uomini liberi, ma non completamente: così mentre l’esercito persiano alle Termopili combatterà sotto il timore della frusta, gli Spartani sacrificheranno la loro vita.

Le guerre persiane furono un eroico combattimento in favore della libertà greca che in quegli anni era minacciata da una politica persiana sempre più arrogante e invadente

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