Nonostante la buona volontà del marchese Tanucci e le idee ispiratrici degli illuminati Genovesi e Filangieri, il compito di riformare lo stato non è dei più facili: il sud da tempo si presenta in condizioni di estrema arretratezza.
L'industria è quasi inesistente, i terreni sono poco coltivati e concentrati in poche mani, l'analfabetismo, l'ignoranza e il brigantaggio caratterizzano gran parte delle province.
Nonostante le difficoltà e le resistenze, vengono presi provvedimenti per favorire il commercio, con nuovi accordi con molti paesi, si legifera per l'istituzione del catasto e l'imposta fondiaria, si provvede alla riforma dei tribunali e della procedura civile. Nel giugno del 1741 viene sottoscritto un concordato con la Chiesa che riduce notevolmente i privilegi ecclesiastici. Nonostante i molti interventi il regno rimane nella condizione di un "malato cronico". Genovesi indica la ragione di fondo del fallimento non tanto nell'inadeguatezza dei rimedi, quanto invece nell'arretratezza della mentalità popolare.
Più fortuna ha il piano di lavori pubblici che dota Napoli e dintorni di monumenti grandiosi, senza risolvere tuttavia uno solo dei problemi urbanistici che angustiano la capitale.
Siti Reali per la caccia sorgono un po' dovunque e l' ambizione di crearsi una piccola Versailles, spingono Carlo a commissionare al Vanvitelli la colossale Reggia di Caserta.
Altro grosso progetto è la costruzione del Reale Albergo dei Poveri che dovrà ospitare 8.000 sudditi privi di reddito. Il progetto e la direzione dei lavori vengono affidati a Ferdinando Fuga, che lega il proprio nome a questa grande opera.
In realtà l'iniziativa risulta un monumento alla vanità della Corona (a detta del Filangieri) dato che, con minore spesa e in tempi più brevi si poteva eliminare la miseria nella città: gli ospizi, infatti, non risolvono i problemi economici, che sono alla base della povertà nel regno.
Alla partenza da Napoli, Carlo lascia una città decisamente mutata; grazie alla trasformazione urbana e ai nuovi palazzi Napoli è diventata una delle maggiori e più importanti città d'Europa e ha allacciato con esse rapporti culturali che assorbono ed alimentano le nuove idee ed il pensiero settecentesco.
Ma il fervore culturale di Napoli abbraccia tutte le arti: musicali, pittoriche e architettoniche e la ricerca scientifica. Queste trovano nuovo impulso sotto la spinta degli scambi europei e degli influssi stranieri.